All’inizio della lezione (on line) con le mie piccole yogini, le invito a mettersi nella posizione dell’ascolto e assumere un mudra, cioè un gesto delle mani. Questo mudra si chiama Pushpaputa che significa vaso pieno di fiori.
” Ho mani per ricevere e dare”
Motivazione: faccio questo mudra per imparare a ricevere e dare con gioia.
Esecuzione: le mani sono unite, i pollici si appoggiano agli indici, le mani vanno a formare una coppa, come un vaso in cui mettere dei fiori.
Benefici: Pushpaputa ci apre ai doni dell’universo. Non sempre ne siamo coscienti ma l’universo è ricco di tesori per tutti, quanto riceviamo deve essere condiviso.
Uno dei principi più importanti dello Yoga riguarda il servizio sociale, senza la disposizione d’animo di empatia e amore verso tutti è impossibile raggiungere l’autorealizzazione. Questo mudra genera compassione e generosità: l’universo ci accudisce e noi dobbiamo imparare ad accudirlo.
( Didi A’ nanda Paramita’ – Mudra: lo yoga nelle mani dei bambini – Edizioni La Meridiana)
Questo mudra ha un significato molto bello e profondo e l’ho scelto come apertura delle lezioni anche perchè è pertinente al focus del mio progetto che unisce lo Yoga al mondo delle api. “L’universo ci accudisce e noi dobbiamo imparare ad accudirlo” è una frase che rimanda chiaramente al valore della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e dell’amore nei confronti della natura.
Quando invito le bambine ad assumerlo, chiedo loro di chiudere gli occhi e visualizzare le loro mani vuote… il vaso è vuoto ma pronto ad accogliere. Al termine della lezione assumendo lo stesso gesto visualizzeranno le loro mani “piene” di tutto ciò che nel corso della lezione abbiamo vissuto insieme, le esperienze che abbiamo fatto ( i giochi, le sequenze di asana, il rilassamento). Poi, con l’aiuto del bastone della parola, verbalizziamo quelle esperienze anche dal punto di vista delle emozioni e dello stato d’animo.
“Come vi sentite?”
Il rito è un elemento fondamentale in una lezione di yoga per bambini.
Leggo… ( Piccolo Yoga – Clemi Tedeschi – Macro Edizioni)
La scelta di aprire e chiudere la pratica con un rito sempre uguale, trasmette alcuni messaggi e produce effetti significativi.
E’ come se dicessimo:
– ora stiamo per fare qualcosa di speciale (stacco dalle attività ordinarie)
– ora ci prepariamo a ritornare in aula (o nel caso di lezioni private o in modalità on line a ritornare alle attività ordinarie)
– siamo un gruppo e facciamo una cosa solo nostra (identificazione/appartenenza).
Il momento iniziale della lezione è quindi uguale a quello finale nella modalità, mentre è diverso dal punto di vista del vissuto. C’è un prima e un dopo…
La lezione di yoga (ovunque si svolga: scuola, centro privato, casa) deve rappresentare uno spazio e un tempo speciali in cui viviamo esperienze speciali e anche fantastiche ( ci trasformiamo in animali, elementi della natura ecc..), in cui attraverso il silenzio e il rilassamento andiamo ad acquisire calma e tranquillità. Il rito iniziale segna il momento in cui questo spazio e questo tempo diventano concreti, il momento in cui lasciamo fuori “il prima”. Il rito finale segna il momento in cui siamo pronti a ritornare perchè ci siamo preparati, attraverso le pratiche, a tornare “al dopo” trasformati.
Dal punto di vista pedagogico la ripetizione di gesti rituali è molto importante per i bambini. Ciò che si ripete e che è familiare ispira fiducia e sicurezza creando armonia interiore. A questo proposito vi propongo la lettura di questo articolo…
Buona settimana a tutti voi e al prossimo post!
Namaste!